Metodo Vannoni: chi sono i buoni? Chi i cattivi?

IMG_2722[1]Nei giorni scorsi ho avuto modo di assistere al dibattito organizzato da Corriere della Sera sull’ormai noto metodo Vannoni della Fondazione Stamina. Arrivato in anticipo mi sono messo in fila come tutti per poter accedere alla sala. Accanto a me non solo curiosi ma tanti malati su sedia a rotelle. In particolare sono stato colpito dalla presenza di un bambino di non più di 3 anni, seduto su una carrozzina in miniatura, accompagnato dai giovani genitori. Di fronte a situazioni così è difficile non commuoversi e rimanere impassibili.

Una volta entrati e iniziato il dibattito ho avuto la netta impressione, già dopo pochi minuti, che non sarebbe servito a nulla. Da un lato i “buoni”, il dottor Andolina e lo psicologo Vannoni, dall’altro i “cattivi”, ovvero la comunità scientifica. I buoni che propongono una cura a base di staminali e i cattivi che fanno di tutto per stoppare il nobile tentativo. Un film già visto molto simile al caso Di Bella.

I buoni affermano che la loro metodica per preparare le staminali è sicura e brevettata. L’infusione delle staminali ha portato miglioramenti in quei bambini che altrimenti non avrebbero cure per la loro malattia. Andolina ha addirittura affermato che anche in un malato di SLA, grazie al loro metodo, si sono visti segni di miglioramento. I buoni affermano anche che tutto è stato fatto secondo la legge, che loro non fanno altro che applicare le cure compassionevoli.

Per fare un po’ di chiarezza occorre partire da quest’ultimo punto. Le cure compassionevoli sono cure sperimentali che si possono utilizzare per quelle malattie che al momento non possiedono una terapia standard e certificata. Ciò avviene a patto che i dati disponibili sulle sperimentazioni siano sufficienti per formulare un favorevole giudizio sull’efficacia e la tollerabilità della cura.

Questo non è il caso del metodo Vannoni di Stamina. Il metodo dei buoni non è mai stato oggetto di protocolli di sperimentazione. Non esiste nessun dato che possa fare minimamente pensare che la metodica funzioni. Non esistono pubblicazioni scientifiche che ne dimostrino l’efficacia. Non solo: chi assicura ai genitori che il metodo sia sicuro? Non è come bere un bicchier d’acqua che, male che vada, non sortisce nessun effetto. E se fosse addirittura pericoloso? Per contro Andoina e Vannoni sostengono che a nessuno interessa la loro “cura” perché si vuole affossare questo tipo di ricerca.

IMG_2705[1]Curare queste malattie devastanti attraverso una straordinaria nuova terapia potrebbe valere il premio Nobel a chiunque. Perché non dimostrarlo? Perché Andolina e Vannoni sono così restii a pubblicare questi dati su una rivista scientifica come fanno tutti i loro colleghi? Validando scientificamente il metodo Vannoni permetterebbero a tutti i malati del futuro di usufruire della loro miracolosa cura. Perché tutto ciò non viene fatto? Non pariamoci dietro il complotto delle case farmaceutiche, qui non esiste nessuna cura che potrebbe competere con il metodo Stamina. Anzi, sarebbe proprio nell’interesse delle big-pharma accaparrarsi una cura del genere.

Di Vannoni e Stamina si potrebbe dire ancora molto (rinvio a giudizio, brevetti che non esistono ecc…) ma non è mio intento porre l’attenzione sui punti oscuri. L’attenzione vorrei che fosse posta sui malati. Il mondo scientifico cerca silenziosamente di dare loro una speranza basata sulla conoscenza. Il mondo dei buoni cerca di farlo senza uno straccio di prova documentata. Ma se nel primo caso siamo di fronte a speranza, nel secondo siamo di fronte all’illusione. Intanto sono più di 11 mila le richieste di cura pervenute a Stamina.